Carlo II esercita il "tocco regale" per sanare dalla scrofola - Robert White 1684 |
Nella lezione N. 100 il Prof. Legrenzi cita l'articolo dell'amico Carlo Benetti pubblicato il primo di settembre. Come in passato, al fine di mettere in condizione i lettori di poter comprendere appieno il pensiero del Prof. Legrenzi, pubblico l'articolo citato.
“I BANCHIERI TAUMATURGHI”
Le regali mani di re Enrico II si posavano sul collo
gonfio del malato e questi si allontanava guarito.
E’ Pierre de Bois, uomo di lettere alla corte inglese nel XII secolo, a tramandare il potere taumaturgico del re, il tocco delle mani che rimandava guariti i sudditi ammalati di scrofola, infiammazione delle ghiandole linfatiche che veniva chiamata anche “il male del re”, per il suo potere di guarirla, e oggi conosciuta come "adenite tubercolare", diffusa in Europa tra l’XI e il XVIII secolo.
E’ Pierre de Bois, uomo di lettere alla corte inglese nel XII secolo, a tramandare il potere taumaturgico del re, il tocco delle mani che rimandava guariti i sudditi ammalati di scrofola, infiammazione delle ghiandole linfatiche che veniva chiamata anche “il male del re”, per il suo potere di guarirla, e oggi conosciuta come "adenite tubercolare", diffusa in Europa tra l’XI e il XVIII secolo.
Più o meno nello
stesso periodo il monaco francese Gilberto scriveva di Filippo I e del figlio
Luigi VI, primi monarchi dotati del potere di guarigione, non solo dalla
scrofola ma da un po’ tutte le malattie.
Dobbiamo allo
storico francese March Bloch e alla sua opera “I re taumaturghi” la
conoscenza del potere di guarigione che nel Medioevo il popolo attribuiva ai
monarchi.
“I re
taumaturghi” è una imponente ricerca sul “corpo del re”, il sottotitolo
“Studi
sul carattere sovrannaturale attribuito alla potenza dei re particolarmente in
Francia e in Inghilterra” rimanda all’indagine sul carisma regale nel
Medioevo, alla sua origine divina, sovrannaturale, che si manifestava anche
nelle pratiche miracolose attribuite al monarca, in modo particolare nel tocco
taumaturgico prestato ai malati di scrofola.
E’ l’opera più nota
dello storico francese, fucilato dalle truppe naziste settant’anni fa, nel
giugno del 1944, per il suo impegno nella Resistenza francese.
Nel XIV secolo si
affermò anche il rito degli anelli, ai quali si attribuiva il potere di
alleviare dolori e spasmi, soprattutto di natura epilettica. L’anello
taumaturgico divenne in breve tempo uno degli appannaggi della dignità regale.
Non risulta che i
banchieri centrali siano dotati di anelli miracolosi ma è fuor di dubbio che da
tempo essi esercitino un potere taumaturgico sui mercati.
Negli ultimi
scampoli della pallida estate agostana l’indice S&P 500 ha superato il
livello record di 2.000, sedici anni dopo quel 2 febbraio 1998 quando toccò
quota 1.000, e pochi giorni prima il Dow Jones aveva riguadagnato quota 17.000.
Gli utili societari forniscono il carburante alla spinta positiva del mercato
ma il motore è ancora quello dell’indiscussa fiducia nelle capacità
taumaturgiche dei signori della moneta.
Ampiamente scontata
la fine del programma straordinario di acquisti di titoli da parte della
Federal Reserve, l’attenzione si rivolge ora alle prossime mosse della Banca
Centrale Europea.
Per questa ragione
il convegno estivo a Jackson Hole quest’anno è stato particolarmente seguito.
Organizzato per la
prima volta nel 1978 dalla Federal Reserve di Kansas City a Jackson Hole nel
Wyoming, il simposio dedicato all’economia e alla politica internazionale è
diventato un appuntamento tradizionale di banchieri centrali, economisti ed
analisti politici.
La particolarità
che distingue l’incontro di fine estate ai piedi del massiccio del Teton Range
è la qualità degli interventi e la franchezza del linguaggio. La presenza dei
giornalisti è strettamente regolamentata ed anche a loro è richiesto il
pagamento della quota di partecipazione.
Prima volta a
Jackson Hole per Janet Yellen, nominata nello scorso ottobre, e prima volta per
Mario Draghi, negli anni scorsi trattenuto a Francoforte dalle tensioni sui
mercati europei.
Era inevitabile che
con il lavoro come tema centrale del simposio, gli interventi più attesi
fossero proprio quelli di apertura di Yellen e Draghi, massime autorità
monetarie di due economie con dinamiche dell’occupazione così divergenti.
Ed è probabile che
proprio i numeri sui nuovi posti di lavoro, il tasso di disoccupazione negli
Stati Uniti è circa la metà di quello europeo, siano all’origine di sempre più
marcate differenze nei tassi di riferimento.
Se l’intervento di
Janet Yellen non ha offerto particolari novità né indizi utili ad affinare il
vaticinio sul momento dell’inversione dei tassi, è stato Mario Draghi ad
offrire qualcosa di più, tanto da far sollevare qualche sopracciglio a Berlino.
Nell’Eurozona il
tasso di disoccupazione è ancora intollerabilmente troppo elevato, Draghi lo
mette in relazione con tasso di disoccupazione naturale (NAIRU nel gergo
economichese, Non-Accelerating Inflation Rate of Unemployment) il cui valore di
poco oltre il 10% è secondo Draghi stimato in eccesso, in altre parole
significa che nell’Eurozona è disponibile ulteriore capacità produttiva.
L’economia europea
è in affanno, a sette anni dalla deflagrazione della crisi il PIL complessivo
dell’Unione è ancora inferiore ai livelli del 2007 e i dati più recenti
mostrano in rallentamento anche l’economia tedesca.
Draghi ha
riconosciuto che la diminuzione del tasso di inflazione, a luglio scivolata a
0,4%, non è dovuta solamente a fattori straordinari come la crisi in Ucraina o
i prezzi di alimentari ed energia e si è dichiarato “pronto ad ulteriori
aggiustamenti” della politica monetaria.
Le parole
concilianti di Draghi hanno spinto ulteriormente al ribasso i rendimenti
obbligazionari governativi e favorito il recupero delle borse, nel
convincimento che la staffetta ci sarà, la BCE prenderà dalla Fed il testimone
del “Quantitative Easing” rendendo così meno dolorosa, o addirittura indolore,
l’inversione dei tassi negli Stati Uniti.
Ma non accadrà in
settembre: nelle prossime settimane la Fed deciderà l’ulteriore taglio di dieci
miliardi di acquisti mensili di titoli per terminare il programma
verosimilmente nel mese di ottobre, e la BCE darà corso al programmato
“Targeted LTROs”. Le argomentazioni di Draghi e la conclamata debolezza
dell’economia dell’Eurozona hanno inoltre favorito l’indebolimento dell’euro.
L’ultima parte
dell’anno sembra dunque proseguire sotto il segno degli utili aziendali e
dell’iniziativa taumaturgica dei banchieri centrali.
Per tornare a
Bloch, la domanda cruciale è come fosse possibile per le donne e gli uomini del
Medioevo credere “che i re guarissero dalle malattie mentre invece non
guarivano affatto?".
Lo storico risponde
con la psicologia delle masse, con il radicato e collettivo convincimento che
l’emanazione divina del potere regale non potesse non essere accompagnata da
evidenti manifestazioni sovrannaturali.
"È sempre la
vecchia storia” scrive Bloch “nella bocca di un ragazzo in Slesia, si diceva,
era comparso un dente d'oro. I dotti escogitarono mille ragioni per spiegare il
prodigio, poi si pensò di guardare nella bocca del ragazzo e si vide una foglia
d'oro abilmente applicata su un comunissimo dente. Non imitiamo quei dotti
malaccorti e prima di domandarci come i re guarivano, non dimentichiamo di
domandarci se guarivano veramente".
Attendiamo con
fiducia il tocco taumaturgico della Banca Centrale Europea e confermiamo pure
la prevalenza delle azioni sulle obbligazioni, senza però perdere di vista la
fragilità dello scenario dell’economia reale.
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