Nella
lezione precedente abbiamo discusso il tema dei ritorni verso la media per le
oscillazioni di breve/medio periodo e i motivi per cui le fluttuazioni che tornano
verso la media con intervalli molto lunghi non vengono considerate per solito
dai risparmiatori come dei super-cicli, bensì come degli scenari in successione
che via via cambiano, al pari di
un dramma teatrale dove, alla fine, riappare
la scena con cui si era iniziato. In buona sostanza questa apparente ciclicità
è dovuta ai limiti temporali e spaziali della memoria delle persone. Il quesito
che allora si pone è il seguente: ci sono degli scenari veramente nuovi? Dei
punti di svolta? Dei punti di non-ritorno? Qualcosa che non abbiamo mai visto
prima?
Il caso classico di
fenomeni in cui non abbiamo un ritorno verso la media è quello del peso
relativo tra le varie aree economiche mondiali di cui ho già parlato nella
lezione 149. La figura qui riportata mostra l’inarrestabile declino della Gran
Bretagna, dal 1870 al 1950. In seguito l’emergere della Cina, a partire dal
2010 e, per il futuro, dell’India.
La figura mostra il peso economico
delle varie potenze dal 1870 e le previsioni da oggi al 2030. E’ evidente il
calo prima della Gran Bretagna dal 1870 al 1950 e, poi, degli USA dal 1950 a
oggi. Infine, la crescita della Cina a cui, nel 2030, si affiancherà l’India
come terza potenza mondiale.mFonte: Economist modificata.
Se passiamo dal mondo degli
scenari economici delle prime tre grandi potenze mondiali al mondo degli
scenari più specifici, possiamo parlare di situazioni veramente nuove, che
divergono completamente dalle medie storiche disponibili? Consideriamo la Gran
Bretagna, la prima potenza industriale del mondo, come ben si vede in figura.
Si pensi che i tassi sulla sterlina sono allo 0,5 da sei anni, i più bassi mai
registrati in 321 anni dalla Banca d’Inghilterra. Facile concludere che il
mondo attuale dei tassi è uno scenario completamente nuovo, ma non solo per
Gran Bretagna e gli Stati Uniti, dove solo recentemente la Fed ha alzato i
tassi tenuti ai minimi fin da quasi dieci anni. Lo stesso vale per l’Europa,
come mostra lo schema riportato. Anche a prescindere dagli spazi limitati delle
memorie dei singoli individui, passando cioè agli intervalli molto più ampi
delle statistiche storiche, non abbiamo mai incontrato uno scenario dei tassi
analogo a quello rappresentato in figura.
La figura mostra uno scenario
completamente nuovo per l’Europa e l’Italia. Si osserva che i rendimenti dei
titoli di stato dei diversi paesi è negativo per un periodo più o meno lungo,
dai due anni dell’Italia fino ai sette della Germania e ai dieci della
Svizzera. Fonte: Economist modificata.
Come mai i tassi sono oggi
così bassi? Questo stato di cose, a sua volta, è la conseguenza delle decisioni
dei banchieri centrali. Le aspettative sulle loro decisioni governano
l’andamento dei mercati. Per esempio, il 3 dicembre 2015, le speranze sulle
decisioni di Draghi hanno deluso chi si attendeva un maggiore taglio dei tassi
e una decisione più incisiva di acquisto di titoli da parte della banca
centrale europea. Come temporanea conseguenza della delusione di queste
aspettative, il dollaro/euro ha perso il 3% in poche ore e le borse europee
qualcosa di più.
La figura mostra la repentina
risalita dell’euro il 3 dicembre 2015 a seguito delle delusioni di chi
aspettava un più incisivo intervento di Draghi. Fonte: Bloomberg modificata.
Anche visivamente, cioè sul
piano grafico/percettivo, la figura con i rendimenti dei titoli governativi
europei colpisce per la sua “novità”. Non abbiamo mai avuto in precedenza uno
scenario di questo tipo. La prima cosa che viene in mente alle persone quando
mostro questa figura è che tanto vale, almeno a buon senso, tenersi i soldi nel
materasso, come indica una vignetta gustosa.
E tuttavia, se non vogliamo
fare una scelta così estrema e pericolosa, data l’evidente poca protezione dei
soldi tenuti in un materasso, che cosa possiamo/dobbiamo fare?
Prima di rispondere a
questa domanda, è bene riflettere sul come siamo giunti a questo stato di cose
radicalmente nuovo. Si tratta di uno scenario “veramente” nuovo, nel senso che
non abbiamo precedenti. Navighiamo quindi in acque sconosciute e ci muoviamo
verso terre inesplorate. Abbiamo già accennato al peso delle decisioni dei
governatori centrali. Come siamo giunti a questo loro ruolo determinate? Quando
è iniziata la crisi nell’aprile del 2008, l’economia è scesa con la stessa
rapidità con cui era scesa all’inizio della precedente grande crisi, quella
iniziata nel giugno 1929. A quei tempi, negli Stati Uniti, la crisi è
continuata drammaticamente con conseguenze sociali devastanti.
La celebre foto “The Migrant Mother” di
Dorothea Lange, simbolo della crisi del 1930.
Si pensi al racconto “I
nomadi” pubblicato da John Steinbeck sul “San Francisco News”: non erano degli
“immigrati ma solida razza americana”, così scrive Steinbeck. La recente
traduzione presso il Saggiatore è accompagnata da una documentazione
fotografica che include anche la classica foto della Lange, “The Migrant
Mother”, una specie di manifesto della grande Depressione che costrinse
agricoltori bianchi impoveriti e spinti dalla fame a migrare dal Midwest verso
la California. L’inizio della crisi, nel 1929 e nel 2008, fu analogo: prima una
rapida caduta del PIL.
La figura mostra che la decrescita
economica è stata analoga all’inizio delle due grandi crisi, quella del giugno
1929 e quella dell’aprile 2008. Fonte: Bloomberg modificata.
Poi, circa un anno dopo
l’inizio delle due crisi, le cose hanno incominciato a cambiare tra i cicli
economici coinvolti. La Federal Reserve ha iniziato una politica opposta a
quella decisa nel 1930, stampando soldi, abbassando i tassi, e comprando grandi
quantità dei titoli di stato in circolazione. E così la decrescita economica,
analoga all’inizio delle due grandi crisi, si è interrotta nel 2009.
La figura mostra che la decrescita
economica, analoga all’inizio delle due grandi crisi, si è interrotta un anno
dopo perché la Fed ha iniziato una politica dei tassi opposta a quella del
giugno 1929, acquistando grandi quantità dei titoli in circolazione, mese dopo
mese, e stampando moneta. Tale politica è stata chiamata QE: “quantitative
easing” (alleggerimento quantitativo). Fonte: Bloomberg modificata.
La politica di QE
(alleggerimento quantitativo) ha continuato nei mesi e anni successivi
bloccando il crollo dell’economia, come si vede nella figura seguente.
La figura mostra gli effetti del
QE con cui la Fed ha bloccato la crisi. Mentre questa negli anni trenta ha
toccato un picco inferiore dopo 40 mesi dall’inizio della crisi stessa,
portando a un livello dell’economia del 60% rispetto al 100% iniziali (linea
quadrettata blu), la politica della Fed ha bloccato la discesa dopo 12
mesi (linea continua rossa), creando una leggera e costante risalita
dell’economia. Alla fine, dopo 90 mesi, le due linee si ricongiungono. Fonte: Bloomberg modificata.
La figura mostra gli
effetti del QE con cui la Fed ha bloccato la crisi. Mentre questa negli anni
Trenta ha toccato un picco inferiore dopo 40 mesi dall’inizio della crisi
stessa, portando a un livello dell’economia di 60 rispetto ai 100 iniziali, la
politica della Fed ha bloccato la discesa dopo 12 mesi creando una
leggera e costante risalita dell’economia. Tale risalita, invece, negli anni
Trenta è stata violenta e, dopo 90 mesi, ha raggiunto lo stesso livello di 110,
indicato in figura, livello che è stato raggiunto in questa crisi a 90 mesi
dall’inizio della crisi stessa. In altre parole l’intervento della Fed ha
evitato il picco negativo con le devastanti conseguenze sociali che si ebbero
nella crisi degli anni Trenta del secolo scorso. E’ stato questo intervento che
è sfociato nello scenario completamente nuovo dei tassi tenuti bassi per un
decennio, scenario raffigurato nella tabella iniziale “Money for nothing”, e
cioè denaro per nulla (come nel caso del materasso). Nella prossima
lezione analizzeremo le conseguenze di questo scenario “completamente
nuovo”.
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