Nelle
lezioni precedenti avevo accennato al rapporto tra la paura come motore di
decisioni (affrettate) e i punti di svolta negli andamenti dei fenomeni
storici. Abbiamo delle tendenze di lungo termine e, poi, dei punti di svolta.
La paura tende a farci vedere più punti di svolta di quelli che ci sono
effettivamente, e il timore induce talvolta ad anticiparli. In realtà il punto
di svolta è riconoscibile solo a posteriori.
Ed è per
questo motivo che dobbiamo differenziare gli investimenti (e, più in generale,
gli interessi e i gusti). Di conseguenza, in seguito, non dobbiamo
rimproverarci per non aver riconosciuto subito come tale quello che è un
effettivo punto di svolta. Questo meccanismo non funziona solo per l’evoluzione
dei mercati ma anche, per esempio, per i fenomeni meteorologici.
Ecco nella figura una
elaborazione dei dati fornita dal NOAA (National Oceanic and Atmospheric
Administration, aprile 2015). Essa permette di aggiornare una analogia che
avevo già sviluppato in una articolo pubblicato sul Sole 24 Ore del 19 aprile
2009 (basta googlare “meteo, finanza, terremoti”, oppure andare al link di
seguito indicato:
Nella elaborazione fornita
dal NOAA è evidente un trend di lungo periodo (1900 - 2015) e sembrerebbe che
l’ultima fase, aprile 2014 - aprile 2015, sia l’inizio di una nuova era, un
punto di svolta che accentua e rompe un trend secolare. Oppure “aprile 2014 -
aprile 2015” è stato un periodo eccezionale, come era stato, in senso opposto,
quello del 1950? Ma il 1950 andava contro il trend, mentre il periodo “aprile
2014 - aprile 2015” ha accentuato un trend precedente. Fa differenza?
Analogamente: i tassi bassi rispetto a una media plurisecolare, oggi diventati
bassissimi dopo una discesa trentennale, sono lì per restare oppure sono
un’anomalia? Il ballonzolare delle borse nei primi 15 anni del nuovo secolo
sarà una caratteristica permanente oppure no? Tutte queste domande ingenerano
cautela, talvolta paura, e spingono alla prudenza.
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Fonte: NOAA
(National Oceanic and Atmospheric Administration), aprile 2015
|
Come in passato
l’indicatore più semplice di un atteggiamento in cui timore e prudenza si
mescolano è la tendenza a mettere i risparmi nei fondi obbligazionari rispetto
a quelli azionari. E tuttavia il dato più rilevante di un diffuso timore, forse
non ben precisato (quello che Shiller chiama “angst”), come si è visto per la
Corea del Sud e per l’Italia, è la tendenza a risparmiare e a posporre i
consumi. Questo avviene persino nel paese tradizionalmente meno frugale, gli
Stati Uniti (cfr. tabella con i dati del Ministero del Commercio).
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Dipartimento USA dei consumi: i risparmi degli statunitensi aumentano dal novembre 2014 |
La paura non sempre è buona
consigliera. Per esempio la paura nei confronti dei mercati azionari ha causato
danni: la maggioranza dei risparmiatori italiani ha perso grandi occasioni
(tema di cui si è già parlato: cfr. Lo Conte nelle lezioni precedenti).
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Fonte: Ministero della Corea del Sud. Incremento percentuale della
popolazione anziana |
Superare questo timore di
fondo richiede molto lavoro da parte dei consulenti, anche perché il legame
anziani-paure si accentuerà nei prossimi decenni sia in Italia che nella Corea
del Sud (cfr. tabella).
La paura è alla base del
grande capitolo delle “occasioni mancate” (sui mercati azionari, tra l’altro) e
questo circolo vizioso ci ricorda il consiglio personale di Kahneman (2011, p.
389) per difendersi dalle insidie del senno di poi e dai sentimenti di
rimpianto e rammarico:
“La mia
personale politica “anti-senno di poi” è di essere molto minuzioso oppure del
tutto noncurante quando prendo una decisione con conseguenze a lungo termine.
Il senno di poi è peggiore quando si riflette un poco ma non tanto, solo quel
che basta per dirsi in seguito: “Per un pelo non ho fatto una scelta
migliore”.
Maneggiare sapientemente la
tecnica mentale della simulazione ci insegna a evitare rimpianti e rammarichi,
facendoci diventare saggi. Diventare saggi, in effetti, non è altro che
imparare a preoccuparsi soltanto delle cose di cui val la pena preoccuparsi,
cioè di quelle che dipendono dal nostro controllo. Purtroppo non è sempre
evidente che cosa sia sotto il nostro controllo e che cosa non lo sia,
soprattutto quando sono coinvolte altre persone. Capita di giudicare e decidere
credendo d’avere sotto controllo eventi che poi ci sfuggono, prendendoci la
mano. Al contrario la diversificazione ben fatta è l’unico metodo a nostra
disposizione per avere tutto sotto controllo.
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